Un altro documento, redatto nel "lontano" 2007.
L'Autore Dr. Hermann Fischer, fondatore della Ditta AURO tedesca, leader
mondiale nella produzione di finiture naturali per la casa, pone
diversi quesiti sul termine stra-abusato di SOSTENIBILITA'.......
da leggere con attenzione!!!
Modifiche
e Consistenza
Il
fattore sostenibilità delle materie prime e dei prodotti
Un
brevetto sulla creazione di sostanze
Per milioni di anni, il
brevetto relativo alla creazione di sostanze era di proprietà della
Natura. Tutte le sostanze minerali ed organiche si sono sviluppate
senza alcuna iniziativa delle creature che popolavano allora il
mondo.
Anche la crescente
consapevolezza del sé, diverse migliaia di anni fa, non ha cambiato
questa realtà.
Le prime abilità consapevoli
dell'essere umano di creare nuove sostanze attraverso una
trasformazione chimica si limitavano a modifiche molto semplici,
soprattutto da riscaldamento.
Da allora,
il quadro è cambiato: sempre di più!!
L'uomo ha
contestato il monopolio della natura sulla creazione di sostanze.
Così rivoluzionando, queste
abilità appena conquistate per creare sostanze hanno dato come
risultato che intere epoche sono state successivamente denominate col
nome dei materiali di risulta, ad esempio, l'Età del Bronzo che ha
il suo nome dalla lega rame-stagno che è stata scoperta.
Tuttavia il
campo più complesso dei materiali naturali era ancora quasi
inaccessibile all'uomo, cioè il regno della materia organica, nello
specifico la chimica a base carbonio, sostanze complesse come
pigmenti, cere, resine, oli, agenti farmaceutici etc. che sono
prodotte principalmente da piante o attraverso il metabolismo degli
animali (come cera d'api o le proteine del latte).
Intorno alla prima della metà
del 19° secolo è il periodo nel quale questo brevetto chiave e
centrale della natura veniva violato. Per la prima volta, i chimici
sintetizzano materie organiche da prodotti di risulta industriale, e
cioè dal catrame di carbone. In primo luogo hanno prodotto
coloranti, poi i prodotti farmaceutici e altri prodotti sintetici che
hanno sostituito quasi completamente i materiali naturali, unici
originariamente utilizzati in questi campi.
Nel corso del 20° secolo, il
catrame è stato sostituito dal petrolio come base della chimica
sintetica. La petrolchimica era nata ed è stata da allora la fonte
principale per i prodotti chimici organici nei nostri prodotti di uso
quotidiano. Prodotti di lavaggio, fibre tessili, una varietà di
vernici colorate - la maggior parte delle persone non sono
consapevoli del fatto che le materie prime fossili pure sono alla
base della chimica di tutti i giorni.
Problemi
di sostenibilità della petrolchimica
I prodotti
petrolchimici si basano sul petrolio, materia prima non
rinnovabile.
Pertanto, l'attenzione della critica si concentra sulla limitatezza
di questa risorsa. Il dibattito pubblico sui problemi delle fonti
energetiche fossili rende facile comprendere che il materiale di base
ha una disponibilità molto limitata e che non può soddisfare anche
i requisiti base della sostenibilità.
Un fatto
meno noto è che, alla fine del loro ciclo di vita, tutti i prodotti
petrolchimici hanno sostanzialmente lo
stesso impatto del petrolio bruciato per produrre energia.
Alla fine il carbonio contenuto nella petrolchimica diventa il
biossido di carbonio dei gas serra che non possono rientrare nel
ciclo naturale e diventano così una minaccia sempre maggiore per
l'atmosfera.
E ancora, la petrolchimica
detiene un altro problema di sostenibilità di cui anche molti
chimici non sono a conoscenza: i componenti chimici del petrolio,
principalmente i cosiddetti idrocarburi, sono estremamente poco
appropriati come punto di partenza per i processi chimici.
Questo apparente paradosso si
basa principalmente su due fatti: il primo indica che gli idrocarburi
petrolchimici non hanno praticamente alcuna funzionalità chimica
utilizzabile, il secondo ci dice che sono estremamente lenti a
reagire e, quindi, resistono a qualsiasi semplice trasformazione
chimica in prodotti che dispongono di tale utile funzionalità.
Questi due
fatti portano alla fatale conclusione che il petrolio può essere
utilizzabile chimicamente solo attraverso enormi sforzi tecnici ed
energetici. I metodi di chimica moderna per risolvere questo problema
colpiscono l'osservatore ingenuo in maniera piuttosto violenta: per
cominciare, le molecole di petrolio vengono quasi completamente
"spezzate"
(n.d.r. “Cracking”),
con un processo che ha bisogno di grandi
quantità di energia.
I prodotti del Cracking,
piccole molecole di idrocarburi di varie dimensioni, mancano ancora
di apprezzabili funzionalità chimiche. Di conseguenza, dopo essere
stati faticosamente spezzati, questi prodotti devono ora essere
incollati fra loro a formare molecole più grandi per produrre,
possibilmente, "chimica fine", con una funzione specifica,
ad esempio, colori, profumi, pulitori, ad effetto biocida, fibre,
pellicole, plastiche etc.
Purtroppo,
le
molecole di Cracking sono ancora molto lente a reagire e non formano
i composti desiderati spontaneamente e per proprio conto.
Al contrario, serve un'altra
grande quantità di energia
per comporre queste molecole spezzate in aggregati ancora più
grandi. Per questo processo, i chimici utilizzano sostanze chimiche
estremamente reattive e quindi altamente aggressive come Cloro o
Ozono, il cui elevato contenuto energetico, tra l'altro, non è
naturale, ma è il risultato di un enorme arricchimento di energia.
Nonostante la genialità
tecnico-scientifica coinvolta, questi metodi sono piuttosto violenti
e, purtroppo, procurano effetti collaterali indesiderati in grande
quantità. L'elevato numero di prodotti intermedi e l'immensa
quantità di rifiuti possono essere solo in parte convertiti in
qualcosa di utile e con costi altissimi.
Questa breve
descrizione di circostanze concomitanti della petrolchimica moderna,
mostra che la chimica del petrolio è il risultato di una radicale,
profonda invasione sull'identità molecolare e l'integrità della
materia prima originale, il petrolio, e di un processo caratterizzato
da elevati consumi energetici. Pertanto, la moderna chimica organica
è caratterizzata da una "denaturazione" estrema del
petrolio che in origine è una materia prima naturale, a cui manca
però la caratteristica fondamentale della sostenibilità: non
è rinnovabile.
Per riassumere, possiamo dire
che il problema centrale del petrolio come materia prima chimica è
la sua insufficiente attitudine allo scopo: un fatto piuttosto
strano, data la predominanza della petrolchimica. I problemi legati
al petrolio riguardano solo il suo metodo di utilizzazione nella
chimica di tutti i giorni dal trattamento chimico radicale che ha
necessità di enorme energia per poter realizzare una forte
modificazione molecolare. Tra le conseguenze di questa trasformazione
c’è un elevato consumo di energia, grandi quantità di rifiuti, e
la formazione di materiali estranei alla natura con effetti negativi
difficilmente prevedibili a lungo termine sugli ecosistemi.
segue....
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